L’intervento rappresenta un caso particolare del vero e proprio restauro monumentale, poichè esso si pone, per le sue dimensioni e per la sua rilevanza, a scala urbana più che edilizia.
Com’è noto, la formazione dell’Isclae civitas sul piccolo isolotto trachitico fronteggiante la baia di S.Anna, già sede di più antichi sporadici insediamenti, si sviluppa a partire dal XIII-XIV secolo in connessione alla politica economica e militare degli Angiò e alla terribile eruzione del Faiano del 1301. Rispetto ad entrambe le circostante, le condizioni dell’isolotto hanno rivelato favorevoli prerogative, offrendo un sito naturalmente munito e sicuro e sufficientemente prossimo al territorio dell’Insula maior. Le successive opere realizzate dagli Aragonesi e la costruzione del ponte in muratura potenziano a tal punto le vocazioni del luogo che in esso, attorno ai due fulcri rappresentati dal Castello e dalla Cattedrale e palazzo episcopale, si incrementerà fino al XVI secolo, la crescita di una vera e propria città, con residenze nobiliari, campi coltivati, percorsi all’interno di un tessuto edificato, la cui densità può essere rapportata al numero delle chiese esistenti.
Il progetto di restauro non ha potuto non guardare a tale insieme eccezionale come ad un monumento unitario, intervenendo con strumenti specifici nelle sue varie parti, ma non trascurando il valore di sistema che il tutto deve conservare.